Danno esistenziale e danno morale

dannoMentre il danno morale esprime un “sentire”, il danno esistenziale definisce una perdita di chances, un “non poter più fare” inficiando le azioni realizzatrici della persona come i rapporti familiari, affettivi, sociali, le attività di svago ed intrattenimento. Il danno morale e il danno esistenziale hanno in comune l’evento iniziale, per il resto le conseguenze sono profondamente diverse. A differenza del danno biologico, il danno esistenziale non riguarda la lesione del bene salute in senso stretto, piuttosto l’aggravamento oggettivamente riscontrabile dei presupposti di esistenza di una persona.
Il danno esistenziale pone l’individuo innanzi ad un cambiamento negativo e duraturo dello stile di vita cagionando un peggioramento della qualità della vita stessa. Si pensi al caso della nascita indesiderata di un figlio malformato, la perdita di un feto in seguito ad un incidente stradale, al danno esistenziale da violenza sessuale, al danno per immissioni rumorose eccedenti la normale tollerabilità, al danno all’immagine, alla riservatezza, alla reputazione, da denuncia infondata, da carcerazione ingiusta o al danno esistenziale a seguito dell’evento morte.
La vittima di danno esistenziale può manifestare alterazioni comportamentali, provare disinteresse per attività prima piacevoli, maggior affaticamento, tendenza alla passività, disturbi del sonno, riduzione dell’appetito, dell’attività sessuale, ecc. Nella categoria del danno esistenziale può essere riconosciuto il “danno riflesso”, ovvero soggetti diversi da coloro che hanno subito il fatto illecito, ma per lo stretto legame di natura affettivo-parentale patiscono un danno riflesso. Ad esempio, nel caso di un errore chirurgico che comprometta la capacità di procreazione, il danno diretto è subito dalla vittima, quello riflesso dal coniuge che vede pregiudicata anche la sua possibilità di mettere al mondo un figlio con il proprio partner.

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