Il “mantenimento” economico e psicoaffettivo dopo la separazione

famigliaNell’articolo di questa settimana vogliamo parlare della famiglia e delle ripercussioni su di essa a seguito della separazione dei due coniugi.

Per farlo ci sembra utile partire dalla lettura di un articolo dal titolo ” Assegno di matenimento del padre al figlio: linea dura della Cassazione” nel quale si sottolinea che:

“Per il genitore che, dopo la separazione dal coniuge, non versa l’assegno di mantenimento al figlio minore (o maggiorenne non autonomo economicamente) si aprono le porte del processo penale. Il capo di imputazione, infatti, è quello di “violazione degli obblighi di assistenza familiare”: un reato che scatta ogni qualvolta si fanno mancare ai figli non solo le risorse necessarie per la sopravvivenza (vitto e alloggio), ma anche quelle necessarie a una vita decorosa (sempre compatibilmente con le possibilità economiche del genitore), anche alla luce dell’evoluzione sociale: così, rientrano nell’obbligo di mantenimento anche le spese relative alle utenze, all’acquisto di un computer o di un’utenza cellulare o internet, laddove possibile. Insomma, il mantenimento ricopre non solo i mezzi di sopravvivenza minima vitale (vitto e alloggio), ma anche quelle esigenze complementari della vita quotidiana del minore (libri di istruzione, mezzi di trasporto)…” (per continuare a leggere l’articolo, v. La Legge per Tutti)

Prima di tutto ci sembra necessario partire dal importanza proprio del concetto di famiglia, solo partendo da tale assunto riesciremo infatti ad evincere la concatenazione delle crescenti sofferenze  che derivano dalla sua crisi.

La famiglia notoriamente rappresenta la prima cellula sociale, è alla base della creazione di quel naturale habitat prezioso per una serena crescita dei figli, e valido per offrire un modello di equilibrio psicoaffettivo e valori umani  cui potranno attingere nel  il corso della vita.

Quando la famiglia per questioni relative ai rapporti personali o per cause esterne si sfascia, tale microcosmo va in tilt mettendo in crisi anche i suoi abitanti.

Come vediamo nell’articolo, la legge (tramite le sentenze della Cassazione) tutela i minori quanto più possibile da un punto di vista economico al fine del “mantenimento“, ovvero conservando quel che era il tenore di vita prima della fine del rapporto e tutelando la sussistenza.

Ciò che però ci sembra importante sottolineare in questa sede è l’aspetto psicologico del “mantenere” anche i rapporti e i legami tra figli e genitori. E’ così che diviene  fondamentale la collaborazione tra i coniugi dopo la separazione, mettendo da parte il rancore nonostante le difficoltà.

Altro aspetto rilevante è che il padre (o il genitore non affidatario) non si dovrebbe accontentare e/o nascondere dietro al dispositivo della sentenza per quanto riguarda i giorni di visita e il mantenimento, bensì si dovrebbe puntare all’essenza del rapporto con il minore, al fondamentale bisogno della figura paterna (o materna) per un figlio, cercando in ogni momento di interpretarne le esigenze di crescita e accudimento, aldilà di quanto disposto dal giudice.

E’ in tutti questi casi, in cui non si riesce da soli ad intervenire per il benessere del primitivo nucleo familiare, che il supporto di uno psicologo può essere di supporto nella gestione dei conflitti e delle dinamiche.

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