VITA DA CAMPIONE O CAMPIONE DI VITA?

Meno competitività e più determinazione, come obiettivo di crescita per i nostri  ragazzi. 
“Sei un campione!” 

Quante volte abbiamo sentito o fatto questa affermazione? 

Per sottolineare una cosa ben fatta, per amplificare un successo o semplicemente per  gratificare qualcuno. È un modo di dire diffuso e colorato, che male non fa ed è sempre  d’effetto. 

E fin qui niente di strano… 

Ma sorge un problema, quando l’affermazione diventa perentoria, impositiva, totalizzante e  soprattutto diretta ad un minore. 

Spronare e supportare i ragazzi nelle fasi di crescita, facendo leva esclusivamente  sui loro successi è una strada pericolosa per il loro equilibrio psicologico. La personalità si forma e matura attraverso gli input esterni: un’immagine amplificata o  sminuita delle proprie potenzialità porta inevitabilmente disagio e di conseguenza, l’incapacità di vivere gli imprevisti o le relazioni in modo naturale. 

Il ruolo degli educatori è fondamentale. 

Gli adulti sono il vero ago della bilancia e sta a loro trovare il giusto modo per spronare a  dare il meglio, senza far vivere gli ostacoli o le difficoltà come qualcosa di anomalo. Insistere sulla performance come unico metro di valutazione, fare paragoni o aggredire  verbalmente il minore non è una buona tattica per garantire i risultati, ma soprattutto il modo  peggiore per farli diventare adulti responsabili ed equilibrati. 

Lo sport è uno strumento efficace di crescita, se vissuto in chiave relazionale. L’attività sportiva, fatta di impegno e rapporti interpersonali, è potenzialmente una pratica  utile per lo sviluppo dei ragazzi, a meno che non diventi lo specchio di un atteggiamento  sbagliato, dove vincere sia l’unica cosa possibile per dimostrare il proprio valore. 

In tal caso, al contrario, scatena solo una serie di insicurezze per chi non ha particolare  determinazione o l’esaltazione per chi ne ha troppa.  

Se non riesco a fare goal, vuol dire che non valgo niente!” 

“Sono imbattibile e non ho bisogno di nessuno!” 

Fino ad arrivare ad un comportamento scorretto, a discapito degli altri ed alla ricerca della  vittoria a tutti costi, che diventerà inevitabilmente anche il modo di vivere nella società. 

Solo un confronto “sano” porta a migliorarsi, nello sport come nella vita. 

Non è sbagliato in senso generale il confronto con gli altri: le relazioni aiutano a capire, a  mettersi in gioco e a cercare di progredire. 

Alla base, però, è indispensabile un atteggiamento sereno: riconosco le mie difficoltà e  prendo ispirazione da chi è più bravo, per superare i miei limiti. 

Nel frattempo, mi impegno e perseguo il mio obiettivo, supportato da chi mi sta intorno e  ben consapevole che esistono degli ostacoli da superare.

Il “successo” richiede tenacia. 

Costanza, determinazione e allenamento sono le chiavi per arrivare al traguardo. Ogni  risultato è fatto di piccoli passi, guadagnati sul campo. 

Non esistono scorciatoie per migliorarsi realmente: la fatica e le sconfitte temporanee fanno  parte del gioco. 

Bisogna impegnarsi e continuare a crederci! 

Gli atleti più famosi sono spesso i testimonial migliori di questa filosofia e possono essere  di grande ispirazione per i ragazzi. 

Lo stesso Cristiano Ronaldo, calciatore super affermato, non perde occasione per ribadire  l’impegno necessario per raggiungere l’eccellenza: Dietro a un successo sportivo c’è  sempre un costante lavoro di preparazione e tanto allenamento.” 

Non a caso, se oggi è CR7, lo deve alla sua costanza più che alla sua abilità. È nato a Madeira, da una famiglia povera e senza alcun mezzo, se non il suo talento  naturale. 

Ma da solo non sarebbe bastato, se non avesse deciso con determinazione di inseguire il  suo sogno. 

Anno dopo anno, si è costruito un carattere d’acciaio e si è imposto una disciplina  durissima, che lo ha fatto diventare il calciatore di oggi.  

Alla fine, nella vita e nello sport, non arrendersi è la vera forza da campioni!

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